Lettera aperta: Cinghiali, porcastri e porcherie
Pubblicato il 1 February 2016.Pubblichiamo la lettera aperta inviata al Presidente della Provincia di Biella, Avv. Emanuele Ramella Pralungo, a firma del Rifugio degli Asinelli e di altre sette associazioni attive sul territorio.
Spett. Presidente della Provincia di Biella
Avv. Emanuele Pralungo Ramella
Spett. Organi di stampa locali
Loro sedi
Nei giorni scorsi le associazioni rappresentate in calce hanno appreso dai giornali che la Provincia di Biella sta attuando un nuovo “piano di contenimento dei cinghiali”, ancora una volta senza coinvolgere effettivamente chi si occupa di ambiente e salvaguardia del territorio, ma sempre discutendo esclusivamente con chi ha un interesse diretto ma improprio - l'incremento di esercizio della propria passione - ovvero i cacciatori.
Il nuovo programma d’intervento si limita al mero aggiornamento delle linee guida che hanno istruito le precedenti e fallimentari azioni di contenimento.
Il Presidente della Provincia, l'avvocato E. Ramella Pralungo, incoraggia esclusivamente l'incremento delle azioni di caccia, autorizzando, se necessario, anche l'operatività di squadre di cacciatori provenienti da fuori Provincia, ritenendo, purtroppo, che lo sterminio totale degli ungulati sia l’unica e più efficace strada per risolvere il problema, ignorando le esperienze intraprese in altri territori e i risultati (fallimentari) ottenuti con i piani di abbattimento e senza prendere in considerazione le possibili tecniche “alternative” per il contenimento della fauna.
L’inefficacia e le conseguenze devastanti di questi metodi di azione sono invece noti ed evidenti, anche nel Biellese; ed è francamente improbabile che il Presidente della Provincia non ne abbia conoscenza. Sfortunatamente i cacciatori anche nel biellese, cosi come a livello nazionale, rappresentano un buon bacino di voti.
È facile cavalcare l’onda emotiva dell’opinione pubblica, condizionata anche da una consistente parte della cronaca che dipinge i cinghiali come mostri alieni e pericolosi.
Noi, viceversa, riteniamo che una pubblica amministrazione abbia il dovere di informarsi ed informare correttamente:
- dovrebbe sapere e far sapere che la caccia è la prima vera causa della proliferazione degli ungulati
- dovrebbe comunicare all’opinione pubblica, studi scientifici alla mano, che la caccia, e in particolare i piani d’abbattimento, non solo fanno aumentare la prolificità di questi animali, ma sono anche responsabili dell’aumento degli sconfinamenti: infatti i cinghiali, spinti dai cani fuori dalle aree boschive, invadono le strade e raggiungono con più frequenza i centri abitati, causando gli incidenti puntualmente riportati dalle cronache locali; risulta evidente, in quest'ottica, lo spostamento delle responsabilità di tali episodi sulle battute di caccia (tali episodi, guarda caso, tendono ad aumentare durante i periodi di caccia)
- dovrebbe informare che le specie presenti sul territorio, sono un ibrido reso più prolifico a scopo venatorio: qualcuno infatti li definisce "porcastri".
Come dunque può essere considerata “soluzione” quanto, invece, va annoverato tra le “cause”?
Perché, visti i precedenti e scarsi risultati, si decide di insistere nelle stesse “soluzioni” che in realtà hanno ingrandito il problema?
L’argomento preferito dalla politica per giustificare/condividere queste “porcate”, giusto per rimanere in tema, è l’emergenza, la quale consente di accantonare - e quindi non trattare - molte problematiche:
- Ambientali: il piombo è uno dei 4 metalli più tossici e crea danni in particolare al sistema nervoso centrale oltre che ai reni. Numerosi studi hanno dimostrato come l’utilizzo delle munizioni da caccia contenenti piombo abbia effetti diretti sulla salute umana.
- Etico animale: il rispetto non può venire meno, neanche in caso di "emergenza"
- Sicurezza: il numero delle vittime della caccia a livello nazionale è sempre in crescita; in molti casi le vittime sono non cacciatori (16 morti e 64 feriti, di cui 3 minori, solo nel periodo compreso tra settembre 2015 e gennaio 2016, secondo i dati, ancora parziali, forniti dell'Associazione vittime della caccia).
Sottolineiamo che è evidente un problema-sicurezza causato dalla caccia anche nel biellese. Sono numerose le segnalazioni di cinghiali che, braccati dai cacciatori e dai loro cani, feriti e terrorizzati, si addentrano all’interno delle proprietà o invadono le strade.
Testimoni diretti di un episodio simile anche lo staff del Rifugio degli Asinelli di Sala Biellese, che segnalano lo stato d’assedio in cui sono costretti a vivere durante la stagione venatoria, temendo per l’ incolumità del personale, dei 142 animali salvati e ospitati e dei loro visitatori (19mila nel solo 2015, più di 1000 i bambini in visita guidata provenienti da tutto il Piemonte).
Solo qualche mese fa, nel corso di una sessione con ragazzi disabili impegnati in attività assistite con gli asini, che la Fondazione fornisce gratuitamente a vantaggio di diverse associazioni sul territorio, si è verificato un episodio molto grave e che solo per caso non si è trasformato in tragedia.
Un cinghiale ferito e terrorizzato ha cercato salvezza precipitandosi all’interno del centro, dove era in corso l’abituale passeggiata di operatori, ragazzi (sette, con diversi gradi di disabilità) e asinelli alla lunghina.
La preda era seguita da una torma di cani da caccia, che, anche eccitati dal sangue, hanno aggredito gli asini, provocando la fuga di uno (recuperato e riportato all’interno del recinto solo grazie a un intervento d’emergenza dello staff del Rifugio) e un forte stress per l’altro che, nonostante lo speciale addestramento e l’indole mansueta, ha iniziato a difendersi dall’aggressione calciando i cani.
In quell’occasione, solo la prontezza degli operatori e una certa dose di fortuna ha evitato il peggio e i danni si sono “limitati” a un forte spavento/stress per tutte le persone e gli animali coinvolti.
A distanza di mesi, la responsabile del Rifugio degli Asinelli è ancora in attesa di un incontro chiarificatore col responsabile della squadra responsabile dell’incidente.
Il problema sicurezza è una responsabilità che la Provincia non può trascurare in nome dell’emergenza.
L’emergenza serve semplicemente a imporre soluzioni... che non sono soluzioni.
Il contenimento di questa specie va invece affrontato con serie analisi naturalistiche e faunistiche, invitando ed ascoltando le associazioni che hanno a cuore, ed anche competenza, nel campo della tutela dell’ambiente, del territorio e della fauna selvatica.
Ascoltare i soli cacciatori, con l'intenzione di accoglierne le aspettative, indica forse una visione molto limitata nell'affrontare il problema, se non addirittura una precisa e volontaria presa di posizione.
Biella 30 Gennaio 2016
Legambiente Circolo Biellese Tavo Burat,
A.S.P.A Animali solo per amore O.N.L.U.S.,
Nata Libera O.N.L.U.S,
LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli Biella e Vercelli,
Fondazione Il Rifugio Degli Asinelli O.N.L.U.S.,
LEAL Lega AntiVivisezionista Biella,
M.E.T.A. Movimento Etico Tutela Animali O.N.L.U.S.,
Associazione Istanza popolare Biella