Vincenzino
Pubblicato il 10 April 2018.Con il cuore spezzato vi comunichiamo che siamo stati costretti a prendere la decisione più difficile del nostro lavoro: a causa della sua condizione clinica irreversibile, che gli causava un dolore continuo e insopportabile, ieri pomeriggio abbiamo sottoposto a eutanasia Vincenzino, uno degli asinelli-simbolo dell'adozione a distanza. I suoi padrini e madrine hanno ricevuto la notizia stamattina. Aveva 18 anni.
Come avevamo annunciato nella newsletter mandata qualche settimana fa, laminite e artrosi non gli davano tregua e nessun farmaco riusciva più a procurargli sollievo dal male, quotidiano e senza possibilità di guarigione. Le ultime analisi, fatte la scorsa settimana, hanno mostrato una situazione ancora più grave di quanto pensassimo.
Abbiamo chiesto al veterinario, dott. Merlone, che lo ha seguito a partire dal momento del suo recupero, fino a questa difficile decisione, di spiegare la situazione:
“Vincenzino era arrivato da noi nel novembre 2015 in gravissime condizioni: era fortemente disidratato e in preda ad un avanzato deperimento organico, incapace di alzarsi e semiparalizzato sul treno posteriore. I suoi zoccoli non erano curati da molto tempo, o forse non lo erano mai stati, ed erano cresciuti a dismisura, causando, soprattutto sugli anteriori, una grave laminite, ossia una infiammazione cronica dei tessuti profondi, con conseguente coinvolgimento delle strutture ossee del piede, che erano andate incontro a un profondo rimaneggiamento e perdita di funzionalità".
"Siamo riusciti, intervenendo sia farmacologicamente che con una serie di adeguati pareggi e con un piano alimentare appositamente studiato, a riportare Vincenzino a una situazione di equilibrio con le patologie che lo affliggevano, ben sapendo che i danni causati da anni di incuria non si sarebbero potuti cancellare, ma soltanto lenire per un tempo che non ci era dato conoscere".
"Vincenzino ha condotto una vita tutto sommato normale, con una sofferenza resa sopportabile grazie a terapie antinfiammatorie e antidolorifiche. Ciò fino a sette mesi fa, quando l'artrosi alle anche è peggiorata, diventando a poco a poco intrattabile ai farmaci, e la laminite, soprattutto agli zoccoli anteriori, si è aggravata, portandolo a zoppicare e a dover cambiare in continuazione il peso da un arto all'altro nel tentativo di sottrarsi al dolore".
"Abbiamo tentato diverse strategie terapeutiche, fino ad arrivare al massimo dosaggio dei farmaci, senza risultati: tanto che, negli ultimi giorni, abbiamo smesso di somministrarglieli, perché significavano solo uno stress inutile (Vincenzino li rifiutava con tutte le forze) e un altrettanto inutile sovraccarico di sostanze chimiche".
“Dallo scorso novembre, abbiamo anche iniziato a valutare la qualità della sua vita, utilizzando una procedura di analisi sviluppata dai veterinari del Donkey Sanctuary, che prevede la raccolta di informazioni e la loro elaborazione secondo criteri oggettivi. Gli esiti degli esami radiografici, effettuati ad intervalli regolari dall'arrivo di Vincenzino al Rifugio fino ad oggi, hanno dimostrato come, a un aggravamento dei sintomi, corrispondesse un aggravamento delle lesioni a livello osseo. Dall'ultima radiografia che gli è stata fatta si vede chiaramente l'erosione dell'osso è eroso e la completa rotazione verso il basso della terza falange: tutto il suo peso era concentrato su un punto ristretto della suola”.
“Senza speranza di miglioramento, nè potendo agire in alcun modo per contrastare il dolore cronico al quale era sottoposto, Vincenzino non si trovava più in una situazione di benessere e non ci era possibile garantirgli la "libertà dal dolore", una delle cinque fondamentali libertà che dobbiamo e vogliamo assicurare agli asini. Pertanto, dopo un confronto con lo staff del Rifugio e con i colleghi veterinari del Donkey Sanctuary, è stato mio compito e dovere sollevarlo dalla sofferenza".
Alle parole del veterinario vogliamo aggiungere le nostre considerazioni, frutto di questi anni che abbiamo condiviso con Vince e, in particolare, degli ultimi mesi.
Una delle maggiori difficoltà di gestione degli asini (e di altri animali che nascono come prede, come magari hai sperimenato di persona se hai vissuto con un coniglio domestico) sta nella loro naturale caratteristica evolutiva a nascondere il dolore, mossa vincente in natura contro i predatori, strategia difficile da gestire in cattività. Solo con un’attenta osservazione e conoscenza del singolo animale, si notano piccoli segni in un comportamento diverso dal solito, sintomi di dolore e malattia; a volte emergono quando ormai è troppo tardi. Il fatto che in certi momenti Vincenzino sembrasse condurre una vita "normale" non significava che ogni suo passo non fosse accompagnato da un dolore che possiamo solo immaginare.
Fino alla fine Vincenzino stava in piedi, con dolore evidente, ma stava in piedi; mangiava; ragliava all'asinella del recinto vicino. Se si cercava di tirargli su lo zoccolo per pulirlo, però, lo abbassava subito perché l’artrite gli causava un male insopportabile; se affrettava il passo, o se inseguiva la sua compagna di stalla Tuca, le zampe posteriori si piegavano in modo innaturale; camminava sempre in punta di zoccoli per il dolore. Il carattere è sempre rimasto quello del guerriero, ma il suo corpo non riusciva più a stargli dietro.
C’è differenza tra sopravvivere e vivere bene, senza essere accompagnato a ogni singolo passo dalla sofferenza. Avremmo potuto tenerlo in vita, anche sapendo che non ci sarebbero state possibilità di miglioramento e che le lastre, così fredde, ma sincere, davano come unico scenario possibile un futuro orribile, fino ad arrivare allo sfondamento della suola dello zoccolo da parte dell'osso (e l’ultimo controllo, anche visivo, senza bisogno di raggi X, ha mostrato che la suola era già in parte staccata e che lo sfondamento sarebbe stato imminente). Ma sarebbe stato egoismo, il nostro: perché, come Rifugio, cerchiamo di evitare a tutti gli animali che accudiamo altre sofferenze, ancora di più quando abbiamo a che fare con un asino come lui, che negli anni ha già avuto subire una dose di dolore che nessuno dovrebbe patire.
Metterlo a dormire è stata una scelta dettata dal cuore, dalla ragione e da un percorso medico. Una decisione presa in maniera più oggettiva possibile e nell'unico interesse di Vincenzino. Non gli abbiamo potuto impedire anni di dolore, ma abbiamo fatto di tutto per garantirgli una vita il più possibile serena, fino a quando siamo stati in grado di farlo, anche grazie a chi ha scelto di adottarlo a distanza, e una fine dignitosa.
Fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire i migliori anni possibili, siano molti o pochi, a ciascuno degli asini che varca la soglia del Rifugio non significa accanirsi ad ogni costo, ma cercare di proteggerli e accompagnarli, sempre, anche quando questo significa dover prendere l’ultima scelta che avremmo voluto.
Ringraziamo tutte le persone che lo hanno sostenuto, anche attraverso l'adozione a distanza, per l’affetto dimostrato nei confronti di Vincenzino e di tutto il Rifugio con l’adozione a distanza. Se gli abbiamo potuto garantire dei momenti sereni e spensierati, come quello che vedi immortalato nella foto che abbiamo scelto per accompagnare il nostro saluto, è stato anche merito vostro e non vi saremo mai abbastanza grati per questo.