Colleferro: non lasciateci soli
Pubblicato il 25 May 2015.Lettera aperta di Barbara Massa, responsabile della Fondazione Il Rifugio degli Asinelli ONLUS.
Cari amici,ogni tanto capitano momenti di sconforto: un caso difficile, un asino che fatichiamo ad aiutare, i tempi reali (della giustizia, degli interventi, delle cure) che, quando riguardano una vita da salvare, sono sempre più lunghi rispetto a quelli ideali.
Quando succede, esco a fare un giro tra i recinti e vado dagli asini, i muli e i bardotti che siamo riusciti a salvare in questi anni. E c’è un gruppo, in particolare, che mi soffermo sempre a osservare, perché l’armonia che regna tra loro funziona come un balsamo sui momenti difficili: è quello delle “Mamme di Colleferro” e dei loro puledri.
Carmela, Habiba, Gelsomina... non avevano un nome, la prima volta che le ho viste, nel gennaio 2013, in mezzo ai campi smisurati di Colleferro, tra Roma e Frosinone; non avevano niente. Erano “solo” delle asinelle scheletriche, ricoperte di parassiti, in mezzo ad altri duecento asini, muli e cavalli. Si spostavano a fatica alla ricerca di cibo, scansando gli animali troppo deboli per alzarsi e i resti di chi non ce l’aveva fatta.
Se chiudo gli occhi, mi sembra di essere ancora lì, con gli scarponi che affondano nel fango e le maniche rimboccate nonostante il freddo. Il Rifugio degli Asinelli era al fianco dei ragazzi di IHP Italian Horse Protection ed ENPA, scaraventati nel mezzo del più grande sequestro di equini mai avvenuto in Italia, con pochi mezzi, ma un’enorme volontà di salvare quelle vite, capace di spingerci oltre la fatica, lo sconforto e la frenesia, la consapevolezza che dieci minuti potevano fare la differenza tra la vita e la morte.
Rivedo davanti a me un puledro bellissimo, soffice come un peluche: non siamo riusciti a salvarlo, è morto anche lui a poca distanza dalla sua mamma, sopraffatta dagli stenti poco dopo il nostro arrivo.
Rivedo la diffidenza degli asini che si trasforma in fiducia, di fronte alle prime offerte di cibo, e in speranza, per loro e per noi; e l’arrivo dei camion, con asini,cavalli e muli che salgono - chissà se sentivano, come noi umani, che quello era il primo passo verso la loro nuova vita.
Sono 30 gli asini, i muli e i bardotti arrivati qui al Rifugio dopo il sequestro; nove i puledri nati dalle “Mamme di Colleferro”, asinelle che sono state salvate mentre portavano già in grembo i loro puledri. E se ogni nascita porta con sè un messaggio di speranza, sapete bene cosa abbiano significato queste nuove vite: la gioia concreta di aver salvato chi sembrava senza speranza.
Vorremmo dire che è un capitolo chiuso, quel passato. Eppure, non è ancora finito.
In base alla legge italiana, il sequestro giudiziario, come quello con cui ci sono stati affidati temporaneamente gli animali di Colleferro, non è confisca: esiste la possibilità che il giudice decida di riconsegnare gli animali al proprietario o, in casi come questo, in cui è stato dichiarato “incapace di intendere e di volere” e, di conseguenza, assolto dai capi di imputazione, ai suoi familiari. Esiste la concreta possibilità che la corte decida che più di duecento asini, muli e cavalli salvati debbano lasciare le case che li hanno accolti in affidamento giudiziario debbano tornare là, su quei campi dove hanno visto morire i loro simili e dove hanno rischiato di fare la stessa fine.
Non riesco a non pensarci mentre guardo Camilla, la prima nata, venuta al mondo il 1 maggio 2013 davanti a decine di visitatori sorpresi e commossi: ormai è grande quanto mamma Carmela e si è calata alla perfezione nel ruolo di “sorella maggiore”. Rucola, l’ultima, peperina e curiosa, seguita ovunque dallo sguardo amorevole di mamma Greta. E poi Syd, nato da Habiba, arrivata qui con due tumori alla pelle e un orecchio piegato a metà, rotto chissà come, o chissà da chi, nella sua vita precedente.
A luglio verrà emessa la sentenza che deciderà il destino dei duecento animali salvati a Colleferro. Il nostro avvocato ha presentato le prove, raccolto testimonianze, mostrato quello che è stato il loro passato e come abbiamo potuto trasformare il loro presente. Ora, tutto è nelle mani del giudice.
Ci siamo impegnati per mettere in salvo tutti gli animali di Colleferro. Abbiamo promesso, a loro e a noi, che i puledri nati qui non avrebbero mai dovuto conoscere la sofferenza patita dai genitori. Abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere per offrire loro un vero Rifugio: un posto dove il male non può entrare, dove si curano le ferite sul corpo e quelle sull’anima. E continueremo a farlo, con ogni metodo lecito, col vostro aiuto: sosteneteci in questa sfida, diffondete la storia di Colleferro, fate sentire la vostra voce.
Non lasciateci soli. Non lasciateli soli.
PS C’è il timore, è vero, ma ci sono anche la speranza e la gioia: non possiamo che ricordarvi la splendida notizia dell’affidamento definitivo al Rifugio di Merlino, Karl e Chanel (diventata mamma di Ercole), salvati nel 2012 in Toscana da un gravissimo caso di maltrattamento e da allora sottoposti a sequestro. Poche settimane fa, la sentenza definitiva: l’ex proprietario è stato condannato e tutti gli animali sequestrati sono stati confiscati e affidati ai custodi giudiziari. Alla felicità e al sollievo si somma l’augurio che la sentenza possa fare giurisprudenza per altri processi ancora attivi, Colleferro in testa.