L'Etiopia mette al bando il commercio di pelle d'asino
Pubblicato il 19 April 2017.Grazie a una mossa del governo etiope, i commercianti di pelle d'asino non potranno puntare sulla popolazione di asini più vasta del mondo. La decisione salvaguarderà anche il sostentamento di milioni di poveri, la cui vita in Etiopia dipende dagli asini.
I 7 milioni 400 mila asini etiopi sono stati recentemente al centro dell'attenzione degli uomini di affari per soddisfare la crescente richiesta di pelli d'asino, che sono usate in un farmaco/cosmetico tradizionale cinese, "ejiao". Il traffico (si stimano 1 milione 800 mila pelli a livello globale) sta mettendo a rischio la popolazione di asini in tutti il mondo, ma, con il suo enorme numero di esemplari, l'Etiopia era particolarmente minacciata.
La mossa del governo etiope è stata accolta con soddisfazione da The Donkey Sanctuary, che ha fatto una campagna affinché altri Paesi seguissero la strada intrapresa da Niger e Burkina Faso per bandire il commercio e l'esportazione di pelli d'asino. Il report “Under the Skin", lanciato a gennaio, ha rivelato che la popolazione mondiale degli asini è stata decimata per il commercio legale e illegale delle pelli d'asino e i Paesi africani sono stati i più colpiti. The Donkey Sanctury ha ricevuto decine di segnalazioni su asini rubati, cacciati, avvelenati, uccisi a bastonate e addirittura scuoiati vivi.
Il CEO di The Donkey Sanctuary Mike Baker ha detto: “Un numero enorme di asini potrebbe essere salvato dalla sofferenza con questa decisione. È una buona notizia anche per la popolazione etiope. In Etiopia c'è un detto che recita: "Senza un asino, tu sei l'asino". Senza questi incredibili animali, il trasporto di merci, carburante, acqua e tutto quanto serva alla comunità è demandato agli esseri umani, spesso donne e bambini. L'azione decisiva del governo etiope eviterà la sofferenza di animali e persone. Ci complimentiamo e chiediamo ad altre nazioni di seguire il loro esempio".
Dr Bojia Endebu, Country Manager delle operazioni di The Donkey Sanctuary in Ethiopia, ha accolto così la mozione: “Questa notizia è un sollievo per tutti noi. Gli asini sono centrali per l'agricoltura e l'economia in Etiopia e la decisione comunica chiaramente che il governo riconosce il valore degli asini nella società e che ha dato ascolto alla popolazione.
"Questo divieto è nato dallo sdegno dell'opinione pubblica. Quando la comunità locale è venuta a conoscenza dell'apertura di un mattatoio a Debre Zeit (Bishoftu) dove gli asini sarebbero stati uccisi per la pelle, si è opposta strenuamente. Quando il mattatoio ha provato a riaprire a marzo, gli abitanti della zona hanno capito che non sarebbero stati ascoltati e hanno iniziato a parlare, coinvolgendo anche i Media, dicendo che era una decisione contro la loro cultura, la loro religione e la loro comunità. Questa pressione ha spinto il governo ad ascoltare e agire, chiudendo il mattatoio tre settimane dopo la riapertura. Una scelta lodata dai Media, che ha spinto il governo a bandire il commercio in tutto lo Stato".
Le aziende cinesi hanno investito in modo massiccio in Etiopia per assicurarsi il pieno accesso alla sua enorme popolazione asinina e hanno costruito almeno due grandi mattatoi, dove sarebbero stati uccisi 200 asini al giorno.
Uno di questi, a Debre Zeit (Bishoftu), vicino ad Addis Abeba, è stato chiuso dalle autorità domenica scorsa, in seguito alle proteste delle comunità locali. Le autorità hanno dichiarato che l'uccisione degli asini è "contraria alle regole e alla cultura della popolazione". Un altro mattatoio è in costruzione da parte degli investitori cinesi nella regione etiope di Oromia.
Fonti indicano che la maggiore compagnia cinese per la produzione di ejiao, Shandong Dong-e, ha investito 80 milioni di Birr (£2.722.192,60) nella costruzione della struttura e potrebbe portare in tribunale il governo etiope per contrastare la decisione.
Secondo alcune stime, ogni anno vengono commercializzate 1 milione e ottocentomila pelli di asino; secondo altre, la domanda annuale è tra i 4 e 10 milioni.
L'Etiopia si è unita a Mali, Senegal, Niger, Burkina Faso, Gambia e Zimbabwe nel contrastare il traffico. Considerando che vive lì la più vasta popolazione asinina del mondo, si tratta di un passo avanti significativo per il benessere di milioni di asini.
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