Fleur
Pubblicato il 19 April 2018.A tutte le persone che venivano in visita dicevamo che la sua razza, Poitou, era anche chiamata "asino mammuth" e Fleur sembrava davvero una creatura fuori dal tempo. Maestosa e timida, col pelo lunghissimo che copriva gli occhi scuri e buoni: era unica ed è difficilissimo parlarne al passato. In uno dei periodi più dolorosi per il Rifugio, dopo Vincenzino e Sogno, ci ha lasciato anche lei, dopo mesi di malattia e ogni tipo di cure per cercare di aiutarla.
Ci abbiamo creduto e provato fino all'ultimo, perché, nonostante la febbre ininterrotta, i valori sballati di fegato e reni, la necessità di tirarla su la mattina perché non ce la faceva ad alzarsi da sola, c'era la speranza quando la guardavamo in piedi, intenta a brucare.
L'avete vista in tanti, nelle ultime settimane, nel prato all'ingresso del Rifugio: magra, con le fasce attorno alle zampe per sostenerla, da sola, purtroppo, perché, quando la diagnosi era incerta e c'era la possibilità che fosse una patologia contagiosa, abbiamo dovuto dividerla dal suo compagno Tigro.
Ci sono stati tanti alti e bassi, in questi mesi. Nelle scorse settimane le sue condizioni di salute sembravano stabili e speravamo che, da quell'equilibrio, sarebbe potuto iniziare il suo recupero. Ma lo scorso venerdì è di nuovo peggiorata, non riusciva ad alzarsi neanche col nostro aiuto, la lotta per respirare (una battaglia che lei, asinella bolsa, aveva sempre dovuto affrontare) era diventata impossibile. Se n'è andata lunedì, aiutata dal veterinario.
Abbiamo aspettato qualche giorno per darvi la notizia perché, se è doloroso salutare un amico, averne dovuti salutare tre nel giro di così poco tempo è qualcosa di intollerabile. I primi ad averlo saputo sono stati Penelope e la sua famiglia, che da due anni l'avevano adottata in esclusiva con Tigro, e Madeleine e Hall, la coppia che aveva fatto la segnalazione di un'asina gravemente ferita nella campagna francese, da cui sarebbe iniziata la nuova vita di Fleur: persone che l'hanno amata tanto e che le hanno permesso di vivere anni bellissimi. A tutti loro va il nostro grazie.
Fleur con Snowball
La storia di Fleur
Nel 2014, per festeggiare i cinque anni di apertura al pubblico del Rifugio, avevamo scelto di raccontare le storie di alcuni dei nostri ospiti. Vi riportiamo quella di Fleur
Il suo muso sembra ricoperto di velluto, il suo pelo lunghissimo richiama razze antiche come l’asino Poitou o l’asino di Miranda, la sua mole extra-large non le impedisce di muoversi con grazia e di avvicinarsi con una delicatezza estrema agli altri asini e alle persone. La bellezza è oggettiva, ma è impossibile non trovarla in Fleur.
Non sempre è stato così: quando fu scovata da una coppia di inglesi in vacanza in Francia, era abbandonata a se stessa nel mezzo della campagna, con metà del muso deturpato da un enorme sarcoide, un tumore alla pelle. La coppia contattò il Donkey Sanctuary, che aveva una base temporanea in Francia; Fleur fu curata e guarì, almeno nel fisico. L’abbandono, il dolore e i maltrattamenti subiti le avevano lasciato una forte diffidenza nei confronti degli essere umani e una tristezza che non ne voleva sapere di lasciare i suoi grandi occhi scuri. Era arrivata a odiare se stessa e tutto ciò che la circondava.
Fu subito chiaro anche al Rifugio, dove arrivò all’inizio del 2010 insieme a quattro asini e al mulo Marco, che quell’asina così imponente e così delicata allo stesso tempo avrebbe avuto bisogno di tempo per trovare la pace e per ritrovar se stessa. Ce l’ha fatta, per fortuna: con tanta pazienza, l’amicizia degli altri asini e l’affetto di tante persone, da quelle che lavorano al Rifugio di Sala ai visitatori, che rimangono incantati di fronte a quella bellezza antica. Ora Fleur si avvicina allo steccato per farsi accarezzare, è affabile e affettuosa; non scappa più dai suoi fantasmi.